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di Francesco Comellini
Quest’anno sulle schede di camera e senato ci sarà il tagliando antifrode, gli elettori non potranno inserire le schede direttamente nell’urna, ma dopo aver votato le dovranno dare al presidente che staccherà la parte in fondo alla scheda col tagliando (registrato vicino al loro nome nelle liste elettori) e le inserirà nell’urna.
Gli elettori devono controllare che siano staccati i tagliandi, altrimenti in fase di spoglio la scheda che risulterà non anonimizzata, deve essere annullata.
L’elettore non deve lasciare il seggio prima di aver visto il distacco del tagliando e l’inserimento delle proprie schede nelle urne.
Sin qui tutto bene ma tuttavia, se l’operazione tagliando è utile per prevenire le frodi elettorali appare non pensata proprio bene da chi la ha ideata e da chi tecnicamente la ha progettata.
Ecco il perché.
Siamo alle solite, anche in questo caso si doveva parlare di progettazione inclusiva e accessibile ma così non è stato.
Infatti l’operazione tagliando appare decisamente inutile per i non vedenti poiché non è stato sovraimpresso il tagliando con una scritta in braille che ne consenta la lettura ai non vedenti e quindi per loro, di assicurarsi che lo stesso venga effettivamente staccato dalla scheda prima che il presidente la riponga nell’urna.
Operazione che può essere verificata dall’elettore cieco, solo mediante il senso del tatto che gli consente di rilevare il codice scritto in braille, così da verificare la regolarità dell’operazione di distacco del tagliando senza possibilità di errore.
Anche queste sono piccole cose che attestano il grado di comprensione delle disabilità.
Mi fa specie che i candidati che si dicono sensibili alle disabilità o che si arrogano il titolo di rappresentanti delle associazioni di tutela delle persone con disabilità, e ve ne sono anche tra i ciechi, non abbiano enfatizzato la mancanza di questo piccolo elemento di civiltà (sempre se possiamo dire che l’esercizio libero del voto sia un “piccolo” elemento della nostra civiltà democratica e non una grande conquista costata il sangue dei nostri avi) il che mi porta a pensare ancora una volta che il parlare di disabilità solo in periodo elettorale, magari esibendo in note trasmissioni televisive il disabile di turno a mó di totem o scimmietta del circo, è e resta una vile speculazione se poi alle parole non seguono i fatti.
Sino ad ora con i vari governi che si sono succeduti siamo rimasti fermi alle parole, i fatti sono a zero, non essendo mutata di una virgola la pesante situazione delle persone con disabilità e dei loro nuclei familiari, primi fra tutti i #Caregiverfamiliari che sono stati letteralmente abbandonati.