Inclusione lavorativa e Fondo Nuove Competenze: un’occasione per le persone con disabilità

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Firmato il 10 ottobre 2024 dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Marina Calderone e dal Ministro dell’economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, il decreto che regola la terza edizione del Fondo Nuove Competenze rappresenta una delle iniziative più rilevanti per promuovere la riqualificazione professionale nel contesto della transizione digitale e green. Nato con l’obiettivo di rafforzare la competitività delle imprese italiane e l’occupabilità dei lavoratori, il fondo si propone di essere un volano per lo sviluppo delle competenze richieste dal mercato del lavoro. Ma come può questa misura diventare un motore per l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità? Qual è il ruolo delle organizzazioni sindacali, dei fondi paritetici interprofessionali e delle reti del terzo settore in questo processo? E come valorizzare le abilità residue delle persone con disabilità nei processi di innovazione organizzativa?

Il decreto indirizza le azioni su tre fronti principali: sostenere la formazione continua dei lavoratori, incentivare i datori di lavoro a investire nelle competenze dei propri dipendenti e promuovere collaborazioni pubblico-private per una gestione ottimale delle risorse. Le coperture finanziarie si basano su fondi europei, come il Fondo Sociale Europeo (FSE+), e risorse nazionali, con un focus sull’adattamento alle sfide tecnologiche e ambientali.

In tale contesto le organizzazioni sindacali e i fondi paritetici interprofessionali possono svolgere un ruolo cruciale nell’implementazione del fondo, garantendo che i percorsi formativi siano inclusivi e rispondano alle esigenze di tutti i lavoratori, comprese le persone con disabilità. In particolare, le Organizzazioni sindacali possono agire come garanti dell’equità nell’accesso alle risorse, promuovendo accordi collettivi che includano obiettivi di inclusione lavorativa oltre ad assicurare un adeguato monitoraggio per il rispetto delle norme relative alle categorie protette e proporre percorsi formativi mirati. I Fondi paritetici interprofessionali, con la loro capacità di finanziare percorsi di formazione continua, possono essere indirizzati verso progetti specifici dedicati all’innovazione organizzativa e all’inclusione e, non da meno, possono, collaborare con le imprese per sviluppare piani di formazione personalizzati per lavoratori con disabilità. Infine, gli Enti del terzo settore potrebbero essere coinvolti nell’integrazione del Fondo Nuove Competenze con percorsi di formazione e accompagnamento lavorativo dedicati alle persone con disabilità, sfruttando la loro esperienza nel sostenere le categorie più vulnerabili.

Nel contesto dei processi di innovazione organizzativa, è fondamentale considerare i lavoratori con disabilità come una risorsa strategica. Le tecnologie assistive, il redesign dei processi produttivi anche con l’assistenza dell’intelligenza artificiale generative e l’utilizzo di modelli di smart working adattati alla persona, possono aumentare l’efficacia e la produttività di questi lavoratori, valorizzando le loro abilità residue.

Tra le competenze chiave da sviluppare, proprio in funzione di valorizzazione dell’apporto ai processi produttivi da parte dei lavoratori con disabilità, lo sviluppo ed il potenziamento delle Competenze digitali assume un ruolo fondamentale, dove la formazione su strumenti tecnologici e piattaforme digitali potrebbe favorire l’inserimento in contesti di lavoro ibridi o interamente digitalizzati. Alle Competenze digitali dovrebbe affiancarsi lo sviluppo delle Competenze relazionali, mediante un potenziamento delle soft skills come la comunicazione, la gestione del tempo e il problem-solving. Infine, appare indispensabile potenziare quelle Competenze specifiche mediante percorsi di riqualificazione orientati a settori in crescita, come la green economy e il tech, adattati alle capacità individuali dei lavoratori con disabilità.

Per massimizzare l’inclusione lavorativa e valorizzare le abilità residue delle persone con disabilità, si propongono, sommessamente, alcune integrazioni al decreto che sarebbe opportuno adottare, e che appaiono compatibili con il quadro normativo italiano ed europeo:

– Sinergie strutturate: Prevedere la collaborazione obbligatoria con fondi paritetici interprofessionali ed enti del terzo settore per lo sviluppo di percorsi di formazione mirati.

– Piani aziendali inclusivi: Introdurre una condizionalità per l’accesso ai fondi, vincolando i beneficiari alla presentazione di piani di innovazione organizzativa che includano misure specifiche per i lavoratori con disabilità.

– Finanziamenti aggiuntivi: Allocare una quota fissa delle risorse a percorsi formativi dedicati ai lavoratori con disabilità, anche sfruttando le sinergie con il Fondo Sociale Europeo Plus.

– Semplificazione amministrativa: Introdurre meccanismi agevolati per le imprese che vogliono accedere ai fondi per assumere o formare lavoratori con disabilità.

Integrare il Fondo Nuove Competenze con misure specifiche per l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità non significa solo adempiere agli obblighi normativi, ma anche cogliere un’opportunità per innovare il mercato del lavoro italiano. Un sistema che riconosce e valorizza le potenzialità di ogni lavoratore, senza barriere né discriminazioni, è un sistema più competitivo e sostenibile. Le imprese, le istituzioni e la società nel suo complesso hanno ora l’occasione di compiere un passo concreto verso un futuro davvero inclusivo.

Francesco Alberto Comellini
Comitato Tecnico Scientifico
Osservatorio Permanente sulla Disabilità

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