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Il Rapporto finale CLEP (Comitato tecnico scientifico con funzioni istruttorie per l’individuazione dei LEP, istituito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri) sulla determinazione dei LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) si pone come punto di riferimento tecnico per l’attuazione dell’autonomia differenziata. Effettuando una analisi comparata del Rapporto alla luce della sentenza n.192/2024 della Corte Costituzionale, che ha messo in evidenza come la genericità e la frammentazione nell’individuazione dei LEP possano tradursi in disuguaglianze nell’accesso ai diritti fondamentali, specialmente per le categorie più vulnerabili, e della successiva ordinanza della Corte di Cassazione del 12 dicembre 2024, che amplifica e sottolinea l’importanza di un coordinamento finanziario e normativo rigoroso per garantire l’equilibrio territoriale, né emerge una criticità fondamentale: l’impatto sulle persone con disabilità o fragilità fisiche, un aspetto questo cruciale e spesso trascurato.
Per le persone con disabilità, l’autonomia differenziata rappresenta una potenziale minaccia se non viene accompagnata da un quadro legislativo chiaro e da risorse adeguate. Il diritto alla mobilità, ad esempio, rischia di variare notevolmente tra una Regione e l’altra, a seconda delle priorità politiche e della capacità fiscale locale. Ciò significa che una persona con disabilità in una Regione economicamente più debole potrebbe trovarsi senza accesso a servizi essenziali come i trasporti dedicati, l’assistenza domiciliare o i contributi per l’acquisto di ausili tecnologici. Analogamente, le terapie riabilitative e i servizi sanitari specialistici potrebbero subire una drastica riduzione o essere completamente assenti in alcune aree del Paese, aggravando ulteriormente le disuguaglianze. A questo si aggiunge il potenziale impatto sul nomenclatore tariffario degli ausili e delle protesi, che rappresentano dispositivi indispensabili per garantire una qualità della vita dignitosa. La gestione autonoma potrebbe introdurre significative disparità nella disponibilità e nell’erogazione gratuita di tali dispositivi da parte del Servizio sanitario nazionale. Dispositivi come sedie a rotelle, protesi avanzate o apparecchiature per la comunicazione potrebbero non essere garantiti uniformemente, penalizzando chi vive in aree economicamente svantaggiate. Questo scenario rende evidente la necessità di un approccio armonizzato e solidale per evitare la frammentazione dei diritti fondamentali.
L’attuazione delle principali norme contenute nel decreto legislativo 3 maggio 2024, n. 62, offre un ulteriore spunto di analisi in relazione all’autonomia differenziata. Questo decreto, che definisce la condizione di disabilità, la valutazione di base, l’accomodamento ragionevole, la valutazione multidimensionale e l’elaborazione del progetto di vita individuale personalizzato e partecipato, mira a rafforzare la coesione territoriale attraverso criteri di equità e solidarietà nella gestione dei LEP. Tuttavia, vi sono preoccupazioni sul fatto che l’autonomia regionale potrebbe interferire con la piena attuazione di queste disposizioni. Il decreto stabilisce che i LEP debbano essere garantiti in modo uniforme, con attenzione particolare alle categorie vulnerabili, come le persone con disabilità. L’assenza di un meccanismo centralizzato per verificare l’effettiva applicazione delle norme rischia di compromettere questi obiettivi, soprattutto nelle Regioni economicamente svantaggiate. Questo richiede un impegno politico e amministrativo coordinato per garantire che le misure previste dal decreto siano effettivamente attuate in ogni Regione, senza discrepanze che penalizzino le fasce più fragili della popolazione.
La Corte Costituzionale ha sottolineato che i LEP non possono essere definiti in modo generico per intere materie, ma devono concentrarsi su specifiche funzioni, assicurando che il loro finanziamento sia congruente con i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione. Questo approccio è essenziale per garantire che i diritti delle persone con disabilità siano tutelati uniformemente su tutto il territorio nazionale. La delega al Governo per la determinazione dei LEP, tuttavia, è stata giudicata carente di criteri direttivi, una lacuna che rischia di compromettere la loro applicazione equa e di alimentare ulteriore frammentazione. In particolare, l’assenza di un nucleo minimo di diritti garantiti a prescindere dalle risorse disponibili costituisce una minaccia diretta per le categorie più fragili, privandole di una rete di protezione adeguata.
L’ordinanza della Cassazione ha rafforzato questa prospettiva, chiarendo che essa riguarda l’ammissione del referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziata. Questa finalità sottolinea l’importanza di una valutazione diretta da parte dei cittadini sulla normativa in questione, con particolare attenzione alla salvaguardia dei principi di uguaglianza sostanziale e tutela dei diritti fondamentali, indipendentemente dalla Regione di residenza. L’ordinanza richiama l’importanza di evitare che l’autonomia fiscale si traduca in un aumento delle disuguaglianze, e di assicurare che i LEP siano finanziati in modo adeguato per soddisfare i diritti fondamentali, con particolare attenzione alle fasce più deboli della popolazione, come le persone con disabilità. Alla luce delle evidenze emerse dalla sentenza 192/2024 e dall’ordinanza della Cassazione, si prospetta il rischio che, con una gestione autonoma e differenziata, alcune Regioni possano ridurre o limitare l’accesso a dispositivi fondamentali per le persone con disabilità. Questo potrebbe tradursi in una frammentazione dei diritti, dove l’accesso a ausili essenziali come sedie a rotelle, protesi o apparecchiature tecnologiche avanzate dipenda dalla capacità finanziaria regionale. Tale scenario contrasta con i principi costituzionali che garantiscono l’uniformità dei diritti fondamentali su tutto il territorio nazionale, evidenziando l’urgenza di una vigilanza rigorosa per evitare tali discriminazioni. La Corte ha inoltre richiamato l’importanza di un monitoraggio continuo e rigoroso, volto a verificare che i LEP siano effettivamente applicati senza discriminazioni territoriali e che i bisogni delle persone in condizioni di fragilità siano prioritari.
L’impatto dell’autonomia differenziata sulle persone con disabilità non è solo una questione tecnica o finanziaria, ma una sfida etica e sociale che richiede un ripensamento profondo del ruolo del Parlamento e del Governo. Appare evidente che il Parlamento debba assumere un ruolo centrale nella rilettura critica della norma, assicurando che l’autonomia regionale sia costituzionalmente orientata e non comprometta i diritti fondamentali. Questo significa avviare un processo di autonomia che sia pienamente coerente con le sentenze della Corte Costituzionale, orientato al soddisfacimento dei bisogni essenziali e capace di garantire una reale coesione nazionale. Un’autonomia differenziata non deve tradursi in una frammentazione dei diritti, ma piuttosto rappresentare un’opportunità per migliorare i servizi e ridurre le disuguaglianze. Per ottenere questo risultato, il monitoraggio costante e l’approccio politico devono essere integrati con valutazioni tecniche precise, in modo da scongiurare ogni rischio di esclusione sociale. L’autonomia differenziata deve diventare uno strumento di inclusione, capace di assicurare a tutte le persone, indipendentemente dalla loro Regione di residenza, pari opportunità e accesso ai diritti fondamentali. Solo in questo modo sarà possibile garantire che le persone con disabilità possano vivere in un contesto che rispetti e valorizzi la loro dignità, contribuendo a rafforzare l’unità del Paese.
Francesco Comellini (componente CTS Osperdi)
2 commenti su “Autonomia Differenziata e Disabilità: la sfida è il garantire i diritti fondamentali in un’Italia coesa”
Un bellissimo e attualissimo articolo di Francesco Alberto Comellini, vero esperto in materia e sempre ‘illuminante ‘ nelle sue argomentazioni.
Un ‘pro e contro’ l’autonomia differenziata rapportata al tema della disabilità, delle sue tutele e dei rischi di una parcellizzazione territoriale con relativa frantumazione dei diritti inalienabili di cui sono portatrici le persone disabili e fragili che necessitano di un rassicurante approdo sociale.
Vero che per le persone portatrici di disabilità l’autonomia differenziata rappresenta una potenziale minaccia ove non sia accompagnata dalla robusta rete di protezione di una legislazione chiara ed efficace.
Un contributo molto chiaro, assai utile per tutti coloro che vogliono misurarsi su questo tema.
Francesco Provinciali
Gentile Francesco, mille grazie per le tue gratifiche!