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Faccio seguito all’articolo di Francesco Commellini pubblicato su Facebook lo scorso 14 giugno 2025 per evidenziare le enormi criticità nell’attuazione della Legge europea sull’accessibilità..
Nel 2019 l’Unione Europea ha adottato la European Accessibility Act, una direttiva fondamentale che impone agli Stati membri di garantire che beni e servizi, soprattutto quelli digitali, siano accessibili alle persone con disabilità. Una legge di civiltà, che riconosce il diritto di tutti a partecipare pienamente alla vita sociale e amministrativa.
Ma cosa succede quando si cerca di applicare questa legge, oggi, in Italia?
La risposta è sconcertante. Da mesi provo a prenotare un appuntamento per rinnovare la carta d’identità elettronica, un atto semplice e necessario. Ma il sito del Ministero dell’Interno, dove questo dovrebbe essere possibile, non è accessibile alla sintesi vocale. E allora la domanda è inevitabile: come fa una persona cieca o ipovedente a prenotarsi da sola?
La risposta, amaramente, è: non può.
E non finisce qui. I numeri telefonici di supporto non rispondono. I servizi comunali, quando non completamente digitalizzati, rimandano comunque a una piattaforma online che resta inaccessibile per chi non vede o ha altre disabilità. La burocrazia digitale sta diventando una nuova barriera, al posto di abbattere quelle esistenti.
Tutto questo non è solo un disservizio. È una violazione di diritti.
L’Italia avrebbe dovuto recepire pienamente la normativa europea entro il 28 giugno 2022, ma la realtà è che molte pubbliche amministrazioni non si sono ancora adeguate. Il rispetto delle linee guida sull’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili è spesso ignorato o affidato alla buona volontà di singoli sviluppatori, senza controlli o sanzioni.
Nel frattempo, le persone con disabilità restano escluse. Dimenticate. Invisible.
È lecito domandarsi: chi ci tutela? Chi ci ascolta? A chi possiamo rivolgerci quando l’accessibilità diventa un privilegio e non un diritto?
Chiediamo con forza:
- che il sito del Ministero dell’Interno sia adeguato agli standard internazionali di accessibilità (WCAG 2.1);
- che sia attivato un servizio telefonico funzionante e dedicato, con operatori formati per assistere le persone con disabilità;
- che ogni amministrazione pubblica sia obbligata a verificare l’accessibilità effettiva dei suoi servizi digitali, non solo a dichiararla;
- che i cittadini abbiano uno sportello unico per segnalare inadempienze e ottenere supporto reale.
L’accessibilità non è un favore. È un diritto sancito dalle leggi, italiane ed europee. Ed è ora che venga rispettato
Di Paula Morandi Treu
Membro del CTS Osperdi