Femminicidio, disabilità e tutela delle vittime: modernizzare il diritto penale attraverso le proposte A.S. 1433 e C.1991

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Nel contesto dell’attuale dibattito parlamentare sulla riforma del diritto penale di protezione in ambito familiare e domestico, la seduta della 2ª Commissione Giustizia del Senato del 9 aprile 2025 ha segnato l’avvio dell’esame del disegno di legge A.S. 1433, recante l’ “Introduzione del delitto di femminicidio e altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime”, a cui è stata abbinata la petizione n. 144. I lavori si sono concentrati sulla necessità di un aggiornamento incisivo del quadro sanzionatorio in materia di violenza di genere, al fine di rafforzare la risposta dello Stato in termini di prevenzione, repressione e protezione delle vittime, in particolare nei contesti di relazione affettiva o coabitativa. Tuttavia, né il testo della proposta né gli interventi registrati in sede di prima discussione affrontano il tema dei reati patrimoniali endofamiliari o quello delle vittime con disabilità, lasciando priva di copertura una componente essenziale della violenza silenziosa che si consuma tra le mura domestiche.

A colmare tale lacuna concettuale e normativa si propone la proposta di legge C.1991, presentata alla Camera ma non ancora incardinata, che si distingue per la volontà esplicita di superare l’automatismo assolutorio previsto dall’art. 649, comma 1, del codice penale, attraverso l’introduzione di un regime di procedibilità a querela anche per i reati patrimoniali tra parenti e conviventi. Il testo, frutto di un’elaborazione teorico-pratica maturata nel convegno dell’11 marzo 2024 organizzato presso la Sala della Regina della Camera dei deputati e promosso dall’Osservatorio Permanente sulla Disabilità (OSPERDI), fa propria la consapevolezza della necessità di una tutela mirata per soggetti deboli, tra cui persone con disabilità, anziani non autosufficienti e minori, vittime non solo di violenza fisica ma di condotte insidiose di natura economico-patrimoniale.

L’analisi comparata dei due testi rivela l’assenza, nella proposta in esame al Senato, di misure specifiche di tutela per le persone con disabilità o per vittime vulnerabili di reati patrimoniali endofamiliari, né essa prevede aggravanti riferibili alla condizione della vittima. Al contrario, la proposta C.1991, pur non inserendo formalmente un’aggravante, introduce una svolta sistemica mediante l’abrogazione dell’impunità familiare e la valorizzazione della volontà della vittima, conferendo rilevanza al suo atto di querela. Tale meccanismo, oltre a essere costituzionalmente compatibile secondo la sentenza n. 223 del 2015 della Corte costituzionale, si configura come un potente strumento di prevenzione e deterrenza, poiché comunica all’autore del reato che la famiglia non è uno spazio privo di responsabilità, e che i comportamenti abusivi – anche se mascherati da atti di ordinaria gestione familiare – sono sottoposti alla legge.

Sul piano della prevenzione, la proposta C.1991 è in linea con le raccomandazioni contenute nella Relazione al Parlamento Doc. XXII-bis, n. 15, approvata dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e comunicata alla Presidenza della Camera l’8 novembre 2022, che dedica un’intera sezione al tema delle violenze multiple subite dalle donne con disabilità, segnalando l’invisibilità di tali fenomeni e l’assenza di strumenti legislativi adeguati. La Relazione evidenzia come le vittime con disabilità siano più esposte a ricatti economici, isolamento e dipendenza relazionale, e sollecita l’adozione di strumenti normativi che tengano conto di tali fattori di vulnerabilità intersezionale. In tale ottica, la modifica dell’art. 649 del codice penale non è solo un intervento repressivo, ma assume un valore sistemico di prevenzione primaria, contribuendo a disincentivare le condotte abusive e a ristabilire l’equilibrio giuridico tra i componenti del nucleo familiare.

Naturalmente, la valorizzazione della querela come meccanismo di attivazione dell’azione penale richiede l’implementazione di specifiche garanzie accessorie per la persona offesa, che non possono essere lasciate all’ordinario funzionamento del sistema penale. È necessario prevedere percorsi di ascolto protetto e consulenza legale specializzata, accessibili anche a persone con disabilità sensoriali o cognitive, affinché la vittima sia posta in condizione di comprendere appieno i propri diritti e le implicazioni della querela. Occorre disporre misure di protezione immediata, tra cui l’allontanamento del presunto autore del reato e l’adozione tempestiva di misure cautelari, così da prevenire ogni rischio di ritorsione. Devono essere garantiti sostegni economici temporanei in favore delle vittime che si trovino in una situazione di dipendenza patrimoniale o abitativa dal soggetto abusante, per scongiurare che la paura della povertà o dell’isolamento induca al silenzio. Inoltre, è indispensabile rafforzare l’attuale sistema istituzionale di monitoraggio e presa in carico, che coinvolga magistratura, forze dell’ordine, servizi sociali, strutture sanitarie, associazioni specializzate nella tutela delle persone con disabilità, nonché i centri antiviolenza, in un’ottica integrata, multilivello e multidisciplinare.

Si auspica quindi che, nell’ambito dell’esame del disegno di legge A.S. 1433, le relatrici promuovano l’audizione di esperti appartenenti all’Osservatorio Permanente sulla Disabilità (OSPERDI), che ha già contribuito in modo qualificato al dibattito giuridico con l’organizzazione del convegno da cui ha avuto origine la proposta C.1991. Tale audizione avrebbe il pregio di illustrare l’estensione del perimetro delle tutele previste dalla proposta in esame anche alle forme più insidiose di violenza, riconducibili all’ambito patrimoniale, psicologico e relazionale, spesso agite in danno delle persone più fragili e invisibili. La convergenza tra le istanze emerse nel ramo parlamentare della Camera e il procedimento in corso al Senato rappresenta un’occasione preziosa per armonizzare il diritto penale della famiglia con i valori dell’equità, della responsabilità e della tutela effettiva delle vittime, trasformando la querela in un atto di autodeterminazione consapevole, sostenuto da un sistema di garanzie adeguato, accessibile e orientato alla giustizia sostanziale.

Francesco Alberto Comellini
Comitato Tecnico Scientifico OSPERDI

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