Voto segreto e autonomia per le persone cieche: un passo avanti per la democrazia inclusiva

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Ieri 2 aprile, peraltro giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo, un altro piccolo passo avanti sul cammino dell’inclusione civile e sociale delle persone con disabilità è stato compiuto con il deposito, presso la 1ª Commissione Affari Costituzionali del Senato, dell’emendamento a prima firma della senatrice Giusy Versace, presidente dell’Intergruppo parlamentare sulla disabilità, al testo del Decreto-Legge 19 marzo 2025, n. 27. Si apre così una prospettiva di rinnovamento sostanziale nel rapporto tra accessibilità, cittadinanza e partecipazione politica delle persone con disabilità visiva. L’oggetto dell’emendamento nasce da una sollecitazione portata all’attenzione della senatrice da Osperdi, da tempo impegnata sul tema della piena accessibilità dei processi elettorali, che ha evidenziato la necessità di superare l’attuale sistema basato esclusivamente sull’accompagnamento in cabina, incompatibile con il diritto alla segretezza del voto. Una proposta che la senatrice Versace ha fatto propria, ritenendola coerente con i principi di uguaglianza sostanziale e partecipazione sanciti dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali, traducendola in un’articolata iniziativa emendativa. Un atto politico che assume forte rilevanza costituzionale e simbolica, in quanto si propone di colmare una storica lacuna nell’ordinamento elettorale italiano. Attualmente, le persone non vedenti o ipovedenti gravi possono esercitare il diritto di voto solo attraverso l’assistenza di un accompagnatore, come previsto dall’articolo 55, primo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, come modificato dalla legge 5 febbraio 2003, n. 17. Tale modalità, pur volta a garantire l’accesso formale all’urna elettorale, non assicura l’autonomia né la segretezza del voto, principi fondanti sanciti dall’articolo 48, secondo comma, della Costituzione. La recente normativa in materia di disabilità – in particolare la legge 22 dicembre 2021, n. 227, contenente la delega al Governo in materia di disabilità, e il relativo decreto legislativo attuativo 13 dicembre 2023, n. 222 – ha posto al centro dell’azione pubblica il diritto alla piena accessibilità fisica e digitale, anche nei contesti democratici e istituzionali. Tuttavia, l’ambito elettorale è rimasto finora estraneo all’adozione di strumenti inclusivi capaci di garantire la partecipazione diretta, autonoma e riservata delle persone con disabilità visiva. L’emendamento presentato introduce, dopo l’articolo 3 del decreto in discussione, un articolo 3-bis interamente dedicato alle “Disposizioni in materia di voto per le persone con disabilità visiva o con un residuo visivo corretto non superiore a un ventesimo in entrambi gli occhi”. Tale proposta normativa prevede che gli elettori ciechi o ipovedenti gravi possano votare con l’ausilio di supporti tecnologici pienamente accessibili, predisposti per garantire la segretezza e l’autonomia del voto, su richiesta presentata mediante piattaforma digitale accessibile tramite SPID personale, gestita dal Ministero dell’Interno. I dispositivi vengono resi disponibili presso i seggi elettorali, sotto la responsabilità dei rispettivi presidenti di seggio, e l’informazione istituzionale circa tale possibilità è affidata sia al servizio pubblico radiotelevisivo sia ai canali ufficiali preposti alla comunicazione delle consultazioni elettorali. Non si tratta solo di un’integrazione procedurale, bensì di un mutamento di paradigma democratico: la persona con disabilità visiva non è più soggetta a mediazione altrui, ma può finalmente esercitare in prima persona e in piena riservatezza il proprio diritto di voto, al pari di ogni altro cittadino. L’emendamento si fonda su un solido impianto costituzionale e internazionale. L’articolo 3 della Costituzione impone alla Repubblica di rimuovere gli ostacoli che, limitando di fatto l’eguaglianza, impediscono la piena partecipazione di tutti i cittadini alla vita del Paese. L’articolo 29 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, ratificata e resa esecutiva con legge 3 marzo 2009, n. 18, obbliga lo Stato a garantire alle persone con disabilità il diritto di votare in modo libero, autonomo e segreto. L’attuazione di tale emendamento costituirebbe pertanto una risposta concreta, attesa e coerente con tali impegni giuridici e politici, oltre a rappresentare un segnale chiaro della volontà del Parlamento di accompagnare l’innovazione normativa con azioni strutturali, inclusive e orientate ai diritti. In un contesto in cui la digitalizzazione della pubblica amministrazione e la transizione verso servizi accessibili rappresentano un obiettivo prioritario, l’approvazione di questo emendamento sarebbe un passaggio storico nel cammino verso una democrazia realmente partecipata e senza barriere. Il voto non è solo un atto individuale, ma il simbolo più alto di appartenenza alla comunità politica. Rendere il voto accessibile non significa introdurre privilegi, ma ristabilire uguaglianza dove ancora oggi si registrano forme di esclusione silenziosa. L’auspicio è che il Parlamento riconosca pienamente questo principio e approvi l’emendamento come gesto di civiltà democratica e rispetto dei diritti umani. La politica dell’inclusione, per essere autentica, deve manifestarsi nei luoghi dove si esercita il potere più profondo: quello del voto. E oggi, con questo emendamento, l’Italia può fare un passo decisivo in quella direzione.

Francesco Alberto Comellini
Componente del Comitato Tecnico Scientifico – OSPERDI

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